Stima delle conversioni di shock – ZOLL E Series Monitor Defibrillator Rev J Manuale d'uso

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Guida all’uso del sistema E Series

A-24

9650-1210-11 Rev J

Stima delle conversioni di shock

L’utilizzo di shock da defibrillatore è attualmente l’opzione migliore per interrompere la fibrillazione ventricolare e
ripristinare un ritmo ECG di sostegno vitale [1]. È stato dimostrato che mantenere il flusso sanguigno attraverso il
cuore tramite rianimazione cardiopolmonare (CPR) aumenta le possibilità di esito positivo della defibrillazione [1].
L’arresto del flusso sanguigno attraverso il cuore che si verifica quando si interrompe la CPR riduce le probabilità di
successo dello shock in modo proporzionale al tempo trascorso in assenza di CPR [1]. L’utilizzo ripetuto di shock da
defibrillatore che non ripristinano un ritmo di sostegno vitale può causare danni aggiuntivi a livello miocardico e ridurre
le probabilità di sopravvivenza del paziente. L’utilizzo di una funzione di previsione accurata del risultato dello shock
contribuisce a ridurre la durata delle interruzioni della CPR e il numero degli shock erogati con esito negativo (senza
conversione).

È stato dimostrato che una CPR eseguita correttamente aumenta il flusso sanguigno al cuore e migliora la percentuale
di sopravvivenza del paziente senza danni neurologici [2]. Seguendo i protocolli di soccorso correnti, che prevedono
un’alternanza tra periodi di CPR e shock da defibrillatore, il soccorritore deve interrompere la CPR quando il
defibrillatore esegue l’analisi del ritmo ECG del paziente per stabilire se è defibrillabile. Se il ritmo non è defibrillabile, il
soccorritore riprende immediatamente la CPR. Se il ritmo del paziente è defibrillabile, tuttavia, il soccorritore rimanda
la CPR per un tempo aggiuntivo, mentre il defibrillatore si carica, vengono erogati gli shock e valutati i risultati. Se gli
shock da defibrillatore non sono efficaci, la CPR viene immediatamente ripresa dopo la perdita di secondi preziosi
senza aumento del flusso sanguigno cardiaco. Se è possibile identificare il ritmo senza perfusione come un ritmo che
difficilmente potrà essere convertito prima dell’erogazione di shock non efficaci, è possibile ridurre il tempo di
sospensione della CPR e aumentare le probabilità di sopravvivenza post rianimazione e di assenza di danni
neurologici. La capacità di prevedere l’impossibilità di convertire il ritmo ECG corrente contribuisce a ridurre il numero
degli shock erogati con esito negativo (senza conversione). La diminuzione del numero totale di shock erogati può
ridurre i danni cardiaci correlati alla rianimazione. La funzione SCE fa fronte a questi problemi calcolando il valore
dell’indice SPI, che misura la probabilità di convertire con successo un ritmo defibrillabile tramite defibrillazione
immediata. Il valore di SPI è direttamente correlato alla misurazione AMSA, elaborata dal Weil Institute of Critical Care
Medicine [3].

L’algoritmo SCE è stato sviluppato e testato utilizzando i dati raccolti in un registro di casi pratici in cui sono stati
utilizzati i defibrillatori ZOLL AED Pro® e AED Plus®. Poiché si tratta di unità per personale di emergenza, tutti i dati
relativi ai pazienti corrispondono a situazioni di arresto cardiaco in condizioni di emergenza. I risultati degli shock da
defibrillatore di questi casi sono stati registrati come “convertiti” se dopo lo shock si è verificata una ripresa transitoria
della circolazione spontanea (ROSC transitorio). Il ROSC transitorio si verifica quando i ritmi ECG dopo lo shock
soddisfano entrambe le caratteristiche seguenti:

1. Ritmi ECG spontanei con durata minima di 30 secondi che hanno avuto inizio entro 60 secondi

dall’erogazione dello shock; e

2. Ritmi con una frequenza cardiaca pari o superiore a 40 battiti al minuto.

Il ritmo post-shock è stato registrato come “non convertito” in presenza di qualsiasi altro risultato della conversione
(ad esempio VF, VT e asistolia).

Il database comprendeva nel complesso 258 registrazioni paziente, con 586 shock. Le prime 109 registrazioni sono
state utilizzate nel database di convalida, che includeva 251 shock erogati. Il database di sviluppo includeva le restanti
registrazioni paziente: 149 pazienti, con 535 shock erogati. Il database di sviluppo è stato utilizzato per elaborare
l’algoritmo e stabilire i valori soglia dell’indice SPI per indicare la sensibilità del 95%. Il database di prova è stato
utilizzato per convalidare virtualmente le prestazioni dell’algoritmo rispetto ai valori di soglia predefiniti e agli altri valori
di soglia di SPI configurabili dall’utente.

La Figura A-21 a pagina A-24 mostra le curve di sensibilità e specificità dei set di dati combinati. La linea verticale
indica la posizione della soglia predefinita di 7,4 mV-Hz. Il valore 7,4 è correlato a una sensibilità e una specificità
rispettivamente di 95% e 57%. La Tabella A-2, “Tabella di precisione dei livelli SCE e delle soglie SPI corrispondenti”,
a pagina A-25 riporta le impostazioni dei livelli SCE (ALTO, MEDIO e BASSO) e i relativi valori di soglia SPI, sensibilità
e specificità che è possibile configurare sull’unità E Series. La colonna 1 indica la soglia SPI in mv-Hz. Le colonne
2 e 3 riportano sensibilità e specificità come descritto di seguito (valori espressi in percentuale).

Il trattamento preferenziale per ritmi non convertibili può essere l’esecuzione di una CPR aggressiva. L’utilizzo della
misurazione dell’indice SPI per determinare se il trattamento con shock ha probabilità di successo contribuisce a
ridurre i tempi tra l’avviso e l’inizio della CPR. La riduzione al minimo del tempo di non perfusione durante la
rianimazione è un fattore chiave per migliorare l’esito per il paziente [4].

Numero di ritmi ECG con indice SPI > valore soglia che sono stati convertiti con esito positivo

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