X-Treme Audio HPS Manuale d'uso

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HPS

5. Da qui una serie di nozioni pratiche di base…

• Montare i sw impilati a cluster (gruppi di subwoofer uno sopra l’al-

tro), mantenendo la minor distanza sia reciproca che dal pavimen-
to, garantisce la maggior espressione di potenza acustica possi-
bile. Ciò non significa che la pressione acustica si distribuirà nello
spazio come vogliamo, anzi probabilmente no, ma è una buona
nozione da tener presente, soprattutto in caso di scarsa disponibi-
lità di unità sw;

• Montare dei sw in configurazione flying (tipicamente sopra dei mo-

duli line array), può riservare brutte sorprese in assenza di un soffitto
vicino e rinforzato: la pressione sui bassi potrebbe essere inferiore
alle aspettative e richiedere un numero di unità impraticabile;

• Le eventuali pareti vicino ai subwoofer, se ci sono, vanno ben con-

siderate: “temute” ma eventualmente sfruttate.

6. Esempi e simulazioni con l’X-Treme Installer

Si è visto come l’interferenza spieghi bene i fenomeni d’accoppia-
mento tra i sw.
Eccoci dunque a mostrare qualche esempio d’installazione “virtuale”
con uno strumento software il cui algoritmo si basa fondamental-
mente su questo fenomeno. Stiamo parlando dell’

XTI, software di

previsione acustica in campo libero appositamente creato a suppor-
to dei prodotti X-Treme. In particolare, tale software nasce per la
previsione dei line array, per i quali ancor di più l’interferenza è alla
base dei particolari pattern di emissione che li contraddistinguono e
non può essere trascurata in una previsione acustica.
Le previsioni mostrate (figure 3 e 4) si riferiscono a due installazioni re-
ali (figure 5 e 6) eseguite nel laboratorio di misura Sound Corporation.
Il modello di subwoofer utilizzato in questo caso è l’

XTMISIS:

subwoofer da 2400 Watt di potenza RMS assorbita, normalmente
abbinato al line array MISI

TM

(il mediano per stazza e potenza dei tre

modelli array prodotti da X-Treme). Si utilizzano 6 unità, eliminando
alla radice il problema di erogare una sufficiente potenza acustica,
ma, soprattutto, potendo operare con una certa complessità sulla
loro configurazione spaziale e di conseguenza sulla distribuzione del
suono.
Si confrontano qui due possibili tipologie d’installazione a terra (figure
4 e 5):
a) due cluster da 3 unità ciascuno, impilati;
b) un array orizzontale da 6 unità.

Fig. 3 Previsione acustica per due cluster da 3 unità

Fig. 4 Previsione acustica per un array da 6 unità

In entrambi i casi, i sw sono posti a ridosso della parete di fondo. La
pianta dell’ambiente è il rettangolo disegnato all’interno dell’XTI; le
mappe plottate rappresentano il livello di pressione limitata all’ottava
dei 63 Hz (da 45 a 90 Hz circa), calcolato dalla somma delle figure d’in-
terferenza su dodici frequenze discrete in essa distribuite (semitoni).
La previsione è limitata al campo libero, ma essa sarà utilizzata per
valutare anche la conseguente interazione con l’ambiente (in uno
studio più approfondito si potrebbero creare anche le sorgenti im-
magine principali e vederne direttamente l’effetto).
La soluzione a) di due cluster laterali, che in un’installazione itineran-
te vengono posti tipicamente sotto i satelliti left e right dell’impianto
main di sound reinforcement, viene spesso preferita dai tecnici del
suono, in quanto unisce il concetto di alta efficienza con quello della
coerenza di fase con le “teste” su tutto lo spazio. In questo modo
tuttavia non si considera la coerenza di fase tra i sw, né il conseguen-
te problema dei lobi d’interferenza e della distribuzione generale del
livello di pressione.
Nella previsione indicata nelle figure 3 e 4 è ben evidente il proble-
ma dei lobi, così come la forte emissione laterale che, considerando
anche le riflessioni, comporterà un eccesso di energia “trattenuta” in
prossimità dell’installazione stessa (e non proiettata in avanti), con il
risultato di un certo spreco della potenza erogata.
L’andamento del livello di pressione di figura 7 è quello misurato lun-
go una linea retta trasversale, evidenziata da una freccia nelle scher-
mate dell’XTI: si nota come, a dispetto delle “randomizzazioni” intro-
dotte dalle riflessioni ambientali, i “buchi” d’interferenza siano ben
marcati (certo, meno di come lo sarebbero in campo libero).
Ad un ascolto musicale, passeggiando lungo quella stessa linea, il
fenomeno è ben udibile: l’accattivante e ben definito “boom boom”
del nostro XTMISIS decade, parzialmente ma beffardamente, nei
punti incriminati; sono solo pochi decibel, ma importanti.
Diversamente, la previsione per l’installazione b) ad array orizzontale
mostra un lobo principale ben adattato alla geometria dell’ambiente,
più allungato rispetto al caso precedente, che suggerisce la pos-
sibilità di una maggior penetrazione del suono diretto in profondità
(quindi un minore decadimento e una maggior definizione), nonché
l’eliminazione dei fastidiosi buchi.

4/6

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